Minimalismo musicale

“La musica occidentale nella quale mi trovavo era ad un punto di sviluppo molto complesso ed io volevo ritrovare le origini, le fonti: le frasi ripetute dei primi canti dell’umanità.” (Terry Riley uno dei primi compositori minimalisti).

Per tutto l’Ottocento musicale impera il Romanticismo e tutte le sue teorie. Gli strumenti musicali rispettano il sistema di accordatura chiamato temperato equabile, cioè fatta da toni e semitoni che in tutto arrivano a 12 costituendo un ottava. Vi è sempre una sorta di gerarchia tra le note musicali e non si sente il bisogno di esplorare nuovi orizzonti: il sistema ben temperato era stato il riferimento musicale del passato (circa 300 anni, ma continuerà ad esserlo anche dopo l’Ottocento).

Tutte le convenzioni musicali si basano su questo sistema, che tuttavia non costituisce l’ordine naturale dei suoni. Alcuni musicisti, grazie alle misurazioni delle frequenze dei suoni rese possibili da nuovi macchinari di rilevazione e al fervore con cui affrontano questo problema, cominciano ad avere visuali diverse: si fa largo l’idea che gli strumenti possano essere esplorati: per es. per dirla alla Charles Ives, sarebbe necessario fisicamente inserirsi tra gli spazi dei tasti del pianoforte e vedere se è possibile ottenere nuove scale e nuovi suoni.

In questo sistema di riferimento si inseriscono i primi minimalisti negli anni sessanta del novecento: i minimalisti rivendicavano un ordine naturale dei suoni che era stato prerogativa dei popoli antichi della Terra, ribadendo le relazioni matematiche tra i suoni e conferendo indirettamente un sapore mistico al movimento: varie popolazione indigene della Terra, nonchè tutta la disciplina Orientale non aveva nulla a che fare con il sistema ben temperato e le sue convenzioni: durante il novecento, quindi si cercò di sviluppare la microtonalità (terzi di tono, quarti di tono, ecc.) e la just intonation, cosiddetta giusta intonazione o naturale intonazione.

Nella musica minimalista frammenti musicali molto brevi vengono ripetuti e sovrapposti in un continuo che procede per minime variazioni di ritmo, lunghezza, altezza e timbro. L’ascolto della musica minimalista, accompagnato da una particolare concentrazione, può portare ad uno stato di ipnosi, di coscienza meditativa. Il lento variare del materiale sonoro organizzato secondo uno stile minimalista, vuole porre l’attenzione sui piccoli particolari, sulle sfumature. In questo modo i compositori minimalisti intendono far percepire la musica come una “presenza” sonora, liberata dal dovere di comunicare per forza un messaggio, un’idea o una storia. Questa scoperta provocò un nuovo interesse nei confronti della ripetizione come pura tecnica di composizione musicale, caricandola di nuovi significati. Terry Riley Kyle Gann, noto professore e lui stesso musicista minimalista, in un suo articolo ha spiegato i tratti tipici del movimento. I minimalisti si distinguono per alcune caratteristiche comuni: si muovono con una nota o poche note e utilizzano una corda o pochissime corde, usano la ripetizione, lavorano con un pattern di processi che viene integrato al massimo due volte nel brano.

Quindi primo vero elemento innovatore è l’uso della ripetizione: in tal senso, Terry Riley mise in musica la suite “In C”, dove la lettera sta per il do musicale che si “ripete” per tutto il brano; costruisce poi 53 partiture per strumento che vengono man mano inserite.
Philip Glass in maniera ciclica ripropone le sue armonie statiche in parecchie opere della gioventù (“Music in changing parts”, “Music in Twelve Parts”). David Borden compie un passo ulteriore nello sviluppo della corrente musicale introducendo nella composizione una valenza al contrappunto (“The continuing story of the counterpoint”).
Il più importante e influente minimalista è La Monte Young che con un disco di quasi cinque ore “A Well Tuned Piano”, ricostruisce l’accordatura del pianoforte in modo da ottenere la just intonation. Questa composizione in cinque parti, ripetitiva, ossessiva, dichiara apertamente il suo amore per la musica concepita come organismo vivente: dallo strumento escono note che sembrano “stonate” alle nostre orecchie abituate alla convenzione dei 12 toni, ma che fanno muovere il musicista e l’ascoltatore in un mondo musicale realmente diverso. Questa presunta “stonatura” dà luogo a continui cambiamenti nell’armonia e nei timbri e “costringe” il suo esecutore a rincorrerli con altre note o accordi che possano adeguarsi: il processo così va avanti, si evolve continuamente al pari degli organismi viventi e dà all’ascoltatore un senso di ipnosi. (e qui si nota come il fine musicale è parente di quei filoni musicali orientali). Un seguace dei nostri giorni di La Monte Young è Michael Harrison, il quale ha costruito pianoforti secondo un proprio metodo frutto dell’evoluzione di quello del suo maestro: la “pure intonation” ottenuta con un “harmonic piano” cioè un grand piano che offre la possibilità di suonare su un ottava fatta di 24 note.
Un’altra innovazione sta nel “phasing” ed è dovuta a Steve Reich: il phasing è l’uso non sincronizzato di due suoni in maniera che l’uno segue l’altro; il processo applicato alle combinazioni non suolo di suoni ma anche dei ritmi e delle melodie produce un effetto reiterativo impressionante.
Il violinista Tony Conrad e la sua allieva, la fisarmonicista Pauline Oliveros sono invece i fautori della “deep listening“: utilizzando anch’essi la just intonation, tendono a far emergere gli effetti di risonanza o di riverbero che possono venir fuori da spazi particolari come le cave, gli interni delle cattedrali, enormi sotteranei (cisterne). In particolare la Oliveros si distingue anche per la “sonic awareness” ossia l’abilità a concentrare l’attenzione sui suoni musicali, cercando di trarre dai suoni implicazioni terapeutiche, come descrive l’autrice nella sua teoria una sintesi della psicologia dei flussi della coscienza.
I movimenti post-minimalisti hanno, non solo provveduto a recepire le istanze da altri generi musicali, ma anche ad effettuare particolare operazioni sul timbro degli strumenti.
A proposito dei timbri, una brillante scoperta è stata effettuata da Gyorgy Ligeti e (ripresa anche da Stockhausen), che è riuscito a far emergere un nuovo concetto di polifonia vocale. La”micropolifonia” è una tecnica compositiva nella quale almeno dieci esecutori eseguono la propria parte in modo distinto da quella di altri dieci, in modo da creare degli effetti particolari: le armonie non cambiano improvvisamente, ma si mescolano lentamente l’una con l’altra: questi effetti si possono apprezzare pienamente nel brano “Lux Aeterna” che è un perfetto caleidoscopio di continue e singole figure polifoniche che si addensano in un meraviglioso amalgama. (utilizzata sapientemente da Kubrick in 2001 Odissea nello spazio)
Principali tecniche compositive utilizzate dai minimalisti americani
Assemblaggio per accumulazione
1. Giustapposione: assemblaggio orizzontale di piccoli frammenti ritmici e melodici per creare pensiero musicale
2. Variazione: assemblaggio con giustapposizione cercando microvariazioni (con abbellimenti, note di passaggio, variazioni ritmiche, dinamiche, etc)
3. Poliritmia: assemblaggio verticale con ritmi e /o melodie diverse
4. Polimetria: assemblaggio verticale con metri contemporanei diversi:
5. Phasing (Reich)
“Sfasamento” progressivo del ritmo per poi ritornare in fase (si verifica ad esempio quando i tergicristalli di una auto per un momento sono in sincronia con quelli dell’auto di fianco)
6. Strutture ritmiche additive (Glass e Messiaen)
Aggiunta di piccole cellule a una melodia (Glass)
Ritmi aumentati e diminuiti
Music in Twelve parts in classe
Music in Twelve parts è un’opera colossale di Glass della durata di più di 4 ore. Si basa su sovrapposizioni di varie melodie costruite con la tecnica additiva.
Qui la trasposizione in Do di alcune di queste cellule:
Ora possiamo:
1. suonare e cantare tutti insieme le varie parti
2. eseguire le 7 melodie di seguito per un numero di volte prestabilito
3. scegliere una melodia come basso che si ripete continuamente mentre gli altri suonano a turno le altre melodie
4. aggiungere diminuzioni e aumentazioni
5. creare accompagnamenti ritmici su queste frasi.
ecc..
Buon divertimento!

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