Nabucco e Va pensiero

Va’ pensiero, sull’ali dorateVa’, ti posa sui clivi, sui colliOve olezzano trepide e molliL’aure dolci del suolo natal

Del Giordano le rive salutaDi Sionne le torri atterrateOh mia patria, sì bella e perdutaOh, membranza sì cara e fatal

Arpa d’or dei fatidici vatiPerché muta dal salice pendi?Le memorie nel petto raccendiCi favella del tempo che fu

O t’ispiri, il Signore un concentoChe ne infonda al patire virtùChe ne infonda al patire virtùChe ne infonda al patire virtùAl patire virtù

Il “NABUCCO” è una celebre Opera di Giuseppe Verdi su libretto di Temistocle Solera. Quest’Opera è stata presentata, per la prima volta, al Teatro alla Scala di Milano, il 9 marzo 1842.

Il “Va Pensiero” è una delle arie più famose del Nabucco di Giuseppe Verdi.  In scena viene cantata da un coro di ebrei schiavi in Babilonia.

Va Pensiero fu interpretato dal pubblico dell’epoca come una metafora della condizione degli italiani soggetti a dominio austriaco ed assunse una notevole valenza patriottica.

Per il testo, cantato dagli ebrei schiavizzati, il librettista Solera riprese il biblico Salmo 137: «Lungo i fiumi di Babilonia ci sedemmo angosciati in memoria della patria. Con le lacrime appendemmo le nostre cetre sopra i salici. In quell’esilio, parole di canto ci chiedevano i nostri carcerieri, inni di giubilo i nostri oppressori. No! Come potremmo cantare le lodi del Signore in terra straniera, senza evocare il dramma di Gerusalemme? Come potremmo dimenticare la nostra città? Il suo ricordo è al di sopra di ogni gioia».

Salvatore Quasimodo ci tornerà su liberamente nella sua poesia E come potevamo noi cantare, con riferimento ai giorni dell’oppressione nazifascista del Paese:

E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze,

al lamento d’agnello dei fanciulli,

all’urlo nero della madre

che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto

anche le nostre cetre erano appese.

Sussurravano lievi al triste vento.

La fama del «Va pensiero» è tale da aver varcato le frontiere. È una delle musiche italiane più conosciute nel mondo.

Per esempio è l’unica italiana in una collezione francese dedicata alle più importanti canzoni del mondo, accanto alla Marsigliese, ad Amazing grace, a Lily Marlène, a We are the world, a Les feuilles mortes…

Non si contano le riprese di cantanti moderni.

Basta cliccare «Va pensiero» su un motore di ricerca per trovarne tantissimi.

 

Oh mia Patria, sì bella e perduta!

di Saverio Albergo, del Giornale borbonico di Napoli.

Milano, 1852. Sono al teatro Alla Scala per la replica del Nabucco di Giuseppe Verdi.
Mi guardo intorno. Grande commozione: il teatro è pieno, tutti aspettano l’inizio dell’Opera, canto di Patria e di Libertà, in questa povera terra d’Italia, così tristemente divisa.
I giovani studenti, lassù nel loggione, sono pronti a lanciare i volantini tricolore con la scritta W VERDI (W Vittorio Emanuele Re D’Italia).
Con me nel palco un gruppo di distinti signori: Bartolomeo Merelli, impresario del teatro, il conte Camillo Benso (il Cavour), ed il Maestro Verdi.
Prende la parola Merelli: “Cerco di fare del mio meglio, contro tutto e contro tutti, tribunale austriaco della Censura compreso, per mettere il mio Teatro al servizio degli ideali liberali e rivoluzionari. Per la verità il maestro Verdi, con le sue Opere, mi aiuta in questa difficile impresa politica”.
Il Cavour approva, sorride e promette il suo aiuto.
Cavour: “dispongo di un ottimo contingente militare: uomini scelti e preparati, guidati dal Garibaldi, un giovane coraggioso, che ha già affrontato diverse rivoluzioni. Non è con noi oggi perché ama la guerra, non la musica! Non riesce però ancora a dimenticare le fucilate della battaglia di Custoza. Del vostro grande sipario rosso farebbe giubbe per i suoi soldati!”
Il grande sipario rosso si apre. Un coro canta…
Va’ pensiero sull’ali dorate…
Del Giordano le rive saluta…
Oh mia Patria, sì bella e perduta…

Sono gli Ebrei, schiavi in Babilonia, che ricordano la loro terra.

Poi il silenzio.
Una lacrima solca il viso del maestro Verdi. Piange.

Ha ascoltato il suo Nabucco tante volte, eppure si commuove ancora!
Penso anch’io all’indipendenza, all’unità d’Italia, al mio Regno delle “due” Sicilie.
Forse presto saremo pronti anche noi!

Guarda questo video e prova a cantare il testo

VERSIONE KARAOKE

VIDEO VERDI 

(per aprire il video di Verdi bisogna essere “loggati” con l’account istituzionale)

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