2. La musica nei secoli: il Rinascimento

La cultura europea del XV e XVI secolo fu dominata dalla riscoperta della cultura greca e romana.

In gran parte, il Rinascimento fu una risposta alla rottura dell’autorità assoluta della chiesa medievale.

Il Rinascimento segnò la “riconsacrazione” dei valori umani: si enfatizzò la vita umana superando la dottrina religiosa.

La Riforma protestante scosse profondamente il potere della Chiesa cattolica romana e l’invenzione della stampa rese possibile una più ampia diffusione delle conoscenze. L’arte visiva mostrò nuova chiarezza e prospettiva.

I compositori del Rinascimento cercarono di riconquistare l’ideale espressivo degli antichi greci che ritenevano che la musica dovesse smuovere le emozioni e l’anima. La musica rinascimentale pose una nuova enfasi sulla declamazione vocale con una migliore  articolazione delle parole e uno stile che fu chiamato musica reservata (con molto meno melismi).

Furono adottate anche altre innovazioni tecniche utilizzando la rappresentazione di Pitagora dei suoni consonanti e dissonanti e si avvicinò la struttura della triade maggiore con l’uso sistematico dell’intervallo di terza.

Il più importante compositore del medio rinascimento fu Josquin Desprez (c. 1440 1521). Josquin nacque nel nord della Francia e divise la sua carriera tra Francia e Italia. La sua musica incarna lo stile del Rinascimento: non particolarmente ritmica e caratterizzata da una polifonia regolare, congiunta, controllata e riconoscibile armonicamente.

Petite Camusette (1500)

 

Questo coro è scritto a 6 voci in polifonia imitativa con accompagnamenti di strumenti. La declamazione delle singole parti è chiara, anche se la densa polifonia oscura le singole voci.

Non mancano però composizioni di Desprez più ritmiche e completamente “a cappella” (senza strumenti) come:

Petite Camusette (rivisitata, più ritmica, quasi jazzistica e a cappella)

 

El grillo (frottola) 

 

Gran parte della musica di Josquin fu pubblicata facendolo diventare il primo compositore veramente famoso in vita.

Grazie alla stampa, i suoi contemporanei sono stati in grado di studiare e imparare dall’esempio della sua musica con una velocità che sarebbe stata impensabile solo pochi anni prima.

LA MESSA

Il genere compositivo più importante del rinascimento fu la Messa. L’Alta Messa (Missa Solemnis) comprende più di 20 diverse sezioni, con due divisioni principali.

I compositori medioevali, e in particolare Machaut con la Messa di Notre Dame, avevano organizzato la musica della messa in 6 parti principali, ma nel 1450 le sezioni ordinarie erano diventate 5 basate sul Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus e Agnus Dei (senza Ite Missa est, momento del congedo della messa). Di solito un canto piano era alla base di tutte le sezioni per fornire una sorta di coesione musicale e spirituale.

Nel rinascimento furono create 3 tipi differenti di Messa: messa con cantus firmus, messa parafrasi e imitativa che devono il loro nome al tipo di canto piano utilizzato.

Desprez fu l’autore principale della messa parafrasi (il canto piano è più ritmico con variazioni di intervalli più moderni) e qui possiamo ascoltare l’Agnus Dei basato sul canto piano Ave maris stella che segue un polifonia ormai molto vicina al sistema tonale basato sulle triadi e gli accordi.

Giovanni da Palestrina (1525 1594) è considerato il salvatore della musica cattolica romana. Secondo la leggenda, Palestrina compose la sua Missa papae Marcelli per dimostrare che la polifonia poteva essere compatibile con le dottrine musicali della Controriforma. La sua musica divenne il modello per le successive generazioni di compositori per la chiesa ed è ancora oggi considerata un modello di chiarezza polifonica. Il suo stile incarna lo spirito sobrio e conservatore della Controriforma.

Missa papae Marcelli – Agnus Dei- Giovanni da Palestrina

Le sei parti vocali di Palestrina sono molto più chiare delle quattro parti vocali di Josquin perché Palestrina permette a ogni nuova sillaba di essere ascoltata da sola. Le sue linee vocali sono compatte e quasi interamente congiunte. Le linee delicate congiunte senza cromatismi conferiscono alla musica serenità e trasparenza.

Il Madrigale

Il madrigale è stato il genere musicale profano esclusivamente vocale più importante del tardo Rinascimento che precedette l’Opera.

Normalmente i madrigali sono dalle 4 alle 6 voci e si basano su poemi di livello artistico molto elevato. Con l’impossibilità di sperimentazione della Controriforma, i madrigali divennero il genere musicale più innovativo. L’Italia con i madrigali diventò centro della musica europea.

Il poeta più importante per i madrigali fu Francesco Petrarca (1304-1374) grazie a Pietro Bembo che lo riscoprì in quanto precursore dei principi dell’Umanesimo.

Cipriano De Rore- testo di Francesco Petrarca – Datemi pace

 

Cipriano De Rore (1516-1565) era fiammingo ma risiedette e lavorò in Italia. Questa musica cerca di proiettare lo stato d’animo generale del sonetto intensificando il significato delle parole. (l’intensificazione avviene con l’armonia più che con la melodia).

Datemi pace, o duri miei pensieri:
Non basta ben ch’Amor fortuna e morte
Mi fanno guerra intorno e’n su le porte
Senza trovarmi dentro altri guerrieri?

E tu, mio cor, ancor se’ pur qual eri?
Disleal a me sol che fiere scorte
Vai ricettando e sei fatto consorte
De’ miei nemici si pronti e leggieri?

In te i secreti suoi messaggi Amore
In te spiega fortuna ogni sua pompa
E morte la memoria di quel colpo

Che l’avanzo di me convien che rompa
In te i vaghi pensier s’arman d’errore:
Perchè d’ogni mio mal te solo incolpo

Canzoniere 274

I teorici e compositori del tardo Rinascimento ritenevano che ci fosse una sorte di scienza musicale per descrivere determinate parole, determinate formule che, opportunamente impiegate, potevano illustrare particolari descrizioni letterarie.

Spesso i compositori andavano oltre queste convenzioni melodiche e armoniche per sperimentare nuove audaci soluzioni.

Nell’esempio che sentirete a seguire, Carlo Gesualdo da Venosa (1561-1613), madrigali non professionista, usa una “tavolozza” armonica molto ricca e bizzarra.

Carlo Gesualdo – Io parto-

 

«Io parto» e non più dissi, che il dolore
privò di vita il core.
Allor proruppe in pianto e disse Clori, con interrotti omèi:
«Dunque ai dolori io resto.
Ah, non fia mai
ch’io non languisca in dolorosi lai.»
Morto fui, vivo son, ché i spirti spenti
tornaro in vita a sì pietosi accenti.

Anche la tradizione madrigalista inglese si ispira alle raccolte di madrigali italiani. Una raccolta di 23 madrigali, The triumph of Oriana del 1601 (Oriana era il nome leggendario della regina Elisabetta I) offre una panoramica completa di come i madrigali inglese cercassero di trovare un equivalente musicale della parola per intensificarne il significato.

 


Caratteri della musica del quattrocento

A. Melodia: tende a semplificarsi e a equilibrarsi in rispondenze simmetriche (un timido avvicinamento alla canzone popolare, che sarà realizzato in pieno nella musica del Sette e Ottocento).

B. Ritmo: abbandona i raggruppamenti arzigogolati del secolo precedente e tende a impostarsi secondo cellule ritmiche chiare e ricorrenti nel corso del pezzo.

C. Polifonia (cioè l’incontro simultaneo delle diverse voci): tende a effetti di più dolce pienezza sonora: ciò è raggiunto sia portando il numero preferito delle voci da 3 a 4, sia aggiungendo agli accordi (specialmente nelle conclusioni) il terzo grado (per esempio se un pezzo del Trecento finisce con l’accordo Do Sol Do, ora si preferisce finire con Do Mi Sol Do).

D. Forma complessiva del pezzo: tende a presentarsi come un insieme unito e ben coordinato, piuttosto che come un’aggiunta continua e imprevedibile di una parte alla precedente. Diversi espedienti servono a questo scopo di unità, di accentramento: prima di tutto le simmetrie del ritmo e della melodia, poi il ritorno a distanza di incisi melodici già sentiti prima nel pezzo, infine l’uso più sistematico di quella isoritmia già nota nel Trecento.

AUTORI E OPERE PRINCIPALI

John Dunstable (Inghilterra 1380- 1453) mottetti, canzoni (O rosa bella)

Lionel Power (Inghilterra ?-1445) messe

Guillaume Dufay (Fiandre 1400- 1474) messe, mottetti, canzoni (Vergine bella)

Gilles Binchois (Flandre 1400- 1460) messe, mottetti, Magnificat

Jan van Ockeghem (Fiandre 1428- 1495) messe, mottetti, 1 requiem

Josquin des Prés (Francia 1440- 1521) messe, mottetti, canzoni

Heinrich Isaac (Germania 1450-1517) messe, mottetti, canzoni

Juan del Encina (Spagna 1468- 1529) canzoni

Marchetto Cara (Venezia ?-1525) frottole

Bartolomeo Tromboncino (Verona 1470-dopo 1535) frottole

Caratteri della musica del rinascimento

A. Melodia e ritmo: si fanno più naturali; cercano cioè di adeguarsi all’andamento del linguaggio parlato: un parlato in genere tranquillo e sereno, raramente nervoso o scattante. Non solo la voce più acuta trattata in questo modo, ma anche le altre, che acquistano tutte par importanza.

B. Armonia: le diverse voci della polifonia – che fino alla metà del Quattrocento erano ideate una dopo l’altra: ossia prima una linea di canto, dal principio alla fine, poi tutta un’altra, poi un’altra ancora, e così via – ora sono ideate simultaneamente. Ciò dà una grande coesione all’insieme. In un pezzo del Trecento si potrebbe non cantare una voce inferiore, senza grave danno; in un pezzo del Cinquecento niente può esser tolto senza creare un insopportabile senso di vuoto.

C. Forma: abbandona i vecchi schemi rigorosi elaborati nel medioevo (forme strofiche ossia ripetitive; rondò; l’isoritmia, eccetera) e diventa molto più libera. Si può dire che ogni madrigale e ogni mottetto (i due generi più diffusi) abbia una forma sua: è il testo poetico con la sua maggiore o minore lunghezza, quello che determina la forma complessiva della musica.

D. Timbro: s’incomincia a scrivere musica appositamente per gli strumenti, rispettandone le caratteristiche.

Autori e opere principali

Martino Lutero (Germania 1438-1546) corali (Fortezza e scudo)

Clement Jannequin (Francia 1485-1558) canzoni (La battaglia di Marignano La canzone degli uccelli)

Adriano Willaert (Fiandre 1490- 1562) canzoni madrigali, mottetti

Francesco da Milano (Monza 1497-1543) composizioni per liuto

Giacomo Arcadelt (Fiandre 1504- 1568) mottetti, canzoni, madrigali (bianco e dolce cigno)

Antonio de Cabezon (Spagna 1510- 1566) musiche per organo

Andrea Gabrieli (Venezia 1510-1568) Per strumenti: ricercari, canzoni Per voci mottetti, salmi, madrigali

Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina c 1525-1594) 100 messe (Messa di Papa Marcello), 150 mot

tetti (Cantico de cantici)

Claude Lejeune (Francia 1528- 1600) canzoni

Orlando di Lasso (Fiandre 1532- 1594) Salmi penitenziali, 58 messe, forte) mottetti, madrigali canzoni

Ludovico da Victoria (Spagna 1548-1611) 20 messe, inni, mottetti

William Byrd (Inghilterra 1543- 1623) madrigali, mottetti

Orazio Vecchi (Modena 1550-1605) Amfiparnaso Il convito musicale. Le veglie di Siena

Luca Marenzio (Coccaglio 1553-1599) 18 libri di madrigali, villanelle

Giovanni Gabrieli (Venezia 1557-1612) Per strumenti: Sacre sinfonie, canzoni e sonate (Sonata pian e forte)

Carlo Gesualdo da Venosa (Napoli 1560-1613) 7 libri di madrigali

Adriano Banchieri (Bologna 1568-1634) Festino nella sera del giovedì grasso (Contrappunto bestiale”) La barca di Venezia per Padova

 

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