Il ‘900 musicale – tra musica classica e pop music- una sintesi

24 dicembre 1906: le navi in mare sentono il largo di Handel nella prima trasmissione radio, da Brant Rock, Massachusetts.

Da lì a poco, i sistemi di registrazione, diffusione, amplificazione rivoluzioneranno completamente lo scenario musicale del secolo a venire; la musica popolare prenderà sempre più piede e l’ascolto della musica cosiddetta classica verrà relegata sempre di più ad una élite minoritaria.

Questa contrapposizione tra musica popolare e musica classica non è però così lineare: già dall’inizio del secolo vediamo elementi di fusione, di dialogo, di sperimentazione.

Rhapsody in blue di George Gershwin (1924) rappresentò il tentativo, sicuramente riuscito, di fusione di musica classica e jazz.

Come spesso accade alle opere innovative, venne aspramente criticato dall’establishment musicale colto dell’epoca, ma il pubblico ne decretò il successo. Nei successivi anni furono venduti milioni di copie di dischi della Rhapsody in blue e oggi fa parte del repertorio di tantissime stagioni musicali di orchestre classiche, al pari di Mozart o Beethoven.

L’accoglienza dell’establishment data a rhapsody in blue rappresenta in qualche modo l’atteggiamento polarizzato dei successivi anni del secolo: da un lato la popolar music, dall’altro la musica colta d’arte con la sua difficoltà di accettare l’incontro.

Dagli anni ’20, mentre la popular music andava sempre più rafforzandosi, la musica classica perdeva sempre più pubblico: la Turandot di Giacomo Puccini (ascolto consigliato “nessun dorma”) nel 1926 fu l’ultima grande opera a suscitare l’interesse mediatico globale alla sua prima rappresentazione.

Ad eccezione di pochissimi casi, oggi la maggiore parte delle nuove composizioni “classiche” restano praticamente sconosciute a gran parte del pubblico globale.

Ma come si è arrivato a tutto questo?

Già dai primi anni del ‘900, la musica classica d’avanguardia cominciò a prendere una strada d’astrazione più che di comunicazione e la dodecafonia di Arnold Schönberg ne è l’esempio più importante. La vita moderna diventò più frammentata, sconcertante e inquietante e l’avanguardia musicale riflesse questo mondo che cambiava.

Altre avanguardie musicali come il surrealismo o il futurismo musicale italiano assottigliarono le differenze fra suono e rumore.

Dal ticchettio di una macchina da scrivere alle sirene di una fabbrica, tutto concorreva a sviluppare queste nuove forme musicali che risultarono sempre più distanti dai sentimenti del grande pubblico.

Parade, opera surreale ironica e kitsch di Satie, venne eseguita nel maggio del 1917  a Parigi mentre a pochi centinaia di km sul fronte occidentale centinaia di migliaia di francesi perdevano la vita nella prima guerra mondiale. Come avrebbe potuto suscitare interesse nella popolazione?

Altri compositori classici cercarono invece di trovare una sintesi con i temi sociali: è il caso del compositore comunista tedesco Kurt Weill che con la sua “opera da tre soldi” parla di prostitute, violenze, ruberie per portare alla luce le condizioni terribili del sottoproletariato (ascolto consigliato Mack the Knife), o del già citato George Gershwin con l’opera Porgy and Bess che parla della condizione degli afroamericani (ascolto consigliato Summertime).

Le canzoni di Gershwin ridisegnarono quello che le canzoni potevano raccontare, ma il caso più eclatante fu sicuramente Strange Fruits nel 1939 cantata da Billie Holiday. La canzone è pensata sulla spinta di una insopportabile foto di un giornale dell’epoca che vedeva 2 uomini di colore impiccati: erano corpi di esseri umani quegli strani frutti, corpi di neri che venivano impiccati dai razzisti bianchi.

Da allora in poi la canzone cominciò ad avere un ruolo sempre più impegnato. La musica classica ormai lasciava del tutto alla musica popolare il compito di raccontare, rappresentare e sensibilizzare il pubblico sui grandi temi sociali.

Intanto sul fronte della musica classica, oltre a momenti di riproposizione di vecchie formule come nel neoclassicismo, veniva ad affacciarsi un nuovo grande compositore che creò un nuovo sound: Igor Stravinskij. (ascolto consigliato balletto la sagra della primavera

Per l’uso di elementi percussivi più incisivi, i suoni forti e taglienti, le tecniche vocali quasi come un moderno rappare (ascolto consigliato balletto Le Noces), Stravinskij è probabilmente il compositore più imitato di tutto il secolo.

Nel ‘900 buona parte dello sviluppo musicale avvenne grazie al supporto che la musica diede alle altri arti, come se le possibilità di alcune scelte sonore fossero più giustificabili e comprensibili se in appoggio ad altre arti non dovendo necessariamente impressione altri musicisti accademici.

Nel frattempo, sempre più dittature cominciarono a prendere il potere (fascismo, nazismo, comunismo). Molti compositori diventarono fuorilegge (ascolto consigliato Bartok musica per archi, percussioni e celesta) e altri invece si assoggettarono al potere (ascolto consigliato Carl Orff Carmina Burana e Richard Strauss così parlò Zarathustra).

In Russia il compositore Shostakovich, spesso etichettato dal regime comunista come sobillatore per la creazione di musica troppo moderna e non dedita alla causa della rivoluzione russa, nel 1942, con la sua sinfonia numero 7 detta di Leningrado, riuscì a far coincidere le sue intenzioni con ciò che il governo gli richiedeva.

Quando nel settembre 1941 le truppe naziste giunsero alle porte della sua città natale, cingendola d’assedio, Shostakovich si mise subito al lavoro per sostenere con il suo lavoro lo sforzo collettivo di resistenza all’invasore. L’esecuzione dell’opera, il 9 agosto 1942 nella città assediata da quasi un anno, da parte di un’orchestra i cui musicisti erano allo stremo delle forze a causa della fame, (si raccontano addirittura casi di cannibalismo) fu trasmessa in ogni angolo della città attraverso altoparlanti e in diretta radio in tutto lo stato. Shostakovich in questa Sinfonia riuscì ad esprimere tutto il dolore che i suoi concittadini e compatrioti avevano provato nel primo anno di guerra, a dare forma alle loro paure e forza per la resistenza che portò alla prima grande sconfitta dei nazisti e al declino progressivo dell’esercito tedesco. Senza quella sinfonia forse non avremmo avuto la caduta di Hitler e quindi la creazione dell’Europa e del Mondo così come li conosciamo oggi.

Negli Stati Uniti il patriottismo assunse invece forme diverse: la musica scelse la forma del divertimento e dell’evasione (ascolto consigliato Betty Grable – I’ll be marching to a love song) sia per la musica popolare che colta (ascolto consigliato Copland balletto Appalachian Spring di espressione dell’ottimismo e dei buoni sentimenti).

Nel dopoguerra la sperimentazione musicale continuò a prendere strade sempre più radicali fino ad arrivare a pezzi di non-musica come quello di John Cage 4,33. nel 1952.

Il musical americano, ispirato in qualche modo dall’opera da tre soldi di Weill, cominciò a commentare le condizione sociali. (ascolto consigliato America, West side story di Leornard Bernstein). Il musical in generale prese  il posto di quello che aveva rappresentato l’opera dal 1630.

La musica classica ritrovò in qualche modo la sua centralità nelle emozioni del grande pubblico grazie al media per eccellenza: il cinema. (ascolto consigliato musica dal film Batman di Danny Elfman).

Ma la musica popolare non si fermò: le migliori tecniche di registrazione/riproduzione, l’arrivo dei long-playing (33 giri), i tanti virtuosi (esempio bebop, ascolto consigliato Salt Peanuts di Dizzy Gillespie) sono alla base delle nuove elettrizzanti forme popolari.

Di contro si affacciò una musica più semplice e schematica come il rock che nasceva dalla fusione del blues e del country (ascolto consigliato rocket 88 di Jackie Brenston generalmente riconosciuto come il primo pezzo rock).

A differenza del bebop, il rock and roll richiama la disposizione della rigidità di dell’orologio con i movimenti precisi di un 4/4.

Il jazz era per essere ascoltato, il rock per essere ballato dagli adolescenti. Gli adolescenti, dopo il 1950, cominciarono ad esistere per il business discografico grazie alla loro paghetta che avevano da spendere: gli album o LP venivano fatti per gli adulti, i singoli per i ragazzi.

Col passare degli anni, un altro genere figlio del blues divenne molto popolare: il gospel (ascolto consigliato What’d I Say di Ray Charles).

Negli anni ’60 la pop music divenne più sofisticata e diede voce alla opposizione politica sostenendo i diritti civili (ascolto consigliato  Bob Dylan The times they are a changin). Che la coscienza americana in temi di diritti civili  (ad esempio contro la guerra del Vietnam) sia stata puntellata non dalla musica classica ma dalla pop-music, ci dice molto sui cambiamenti di status dei due generi. La musica classica aveva perso ormai definitivamente la sua capacità di esprimere le speranze e le paure della maggioranza della popolazione, uno status che aveva sicuramente goduto quando la musica di Verdi, ad esempio, raccoglieva tutte le speranze del popolo italiano verso l’indipendenza. Questo non vuol dire però che la musica popolare divenne qualcosa di complicato o significativo da un punto di vista dell’innovazione musicale come lo fu nell’800 la musica classica. La quantità di canzoni registrate, l’affermazione di tantissimi gruppi pop, non deve farci dimenticare che, in termini puramente musicali, le melodie, i ritmi, le armonie della stragrande maggioranza di quelle canzoni sono relativamente limitate e statiche. La gran parte del repertorio rock, pop e soul sono solo varianti semplici del modello blues, con un tempo lineare in 4/4 con pochi accordi e pochi strumenti che ruotano attorno al basso, batteria, chitarra e tastiera.

In questo scenario si affacciò un gruppo innovativo, i Beatles, che divenne il gruppo più popolare del mondo rivoluzionando in  diversi modi la musica pop. La musica dei Beatles si spostò velocemente dal semplice rhythm and blues ad un più sofisticato mix musicale che comprendeva diversi stili e che crebbe come quei ragazzi che lo avevano inventato.

Fin dall’inizio della loro carriera i Beatles presero influenze musicali da diversi generi utilizzando scale e modi musicali molto differenti. (ascolto consigliato Eleanor Rigby). I Beatles introdussero nel pop anche una serie di innovazioni come l’improvvisazione con orchestre classiche (A day in the life), quartetti d’archi (Yesterday) e recuperarono strumenti da museo come clavicembali (Fixing a hole), organi (Being for the benefit of mr. kite!), trombini (Penny late), Flauti barocchi (The fool on the hill).

Nessun altro gruppo ha fatto tanto per espandere le possibilità di registrazione come hanno fatto i Beatles con tecniche assolutamente nuove (Tomorrow never knows) grazie anche al loro produttore George Martin.

A questo punto sembrò che il pop e rock americano e britannico stessero diventando lo standard mondiale, ma poi la corrente iniziò ad andare in una direzione opposta: gli stili provenienti da culture non occidentali, con tavolozze armoniche musicali decisamente arricchenti, presero il sopravvento. Ancora una volta i Beatles cominciarono questa tendenza con la musica dell’India (Within you without you).

A metà degli anni ’70 Steve Wonder adattò i ritmi di cuba in una serie di album di enorme influenza (ascolto consigliato You are sunshine of my life). Paul Simon registrò in sud Africa l’album Graceland e così facendo tecnicamente ruppe l’Embargo delle nazioni unite portando la musica di quel paese ad un pubblico globale. Da allora, grazie all’immigrazione e ad internet, la world music è diventata una realtà consolidata e fiorente.

Dalla metà del ‘900 è sembrato ormai che le 2 tradizioni musicali (musica classica e non classica) fossero sempre più distanti, come se parlassero lingue troppo diverse per poter comunicare. Ma accade una cosa strana: la musica pop e classica contemporanea diedero alla luce un figlio: il minimalismo .

L’arrivo del minimalismo provocò un cambiamento radicale tra i generi musicali inaugurando un’epoca di convergenza che in qualche modo viviamo ancora adesso.

Il minimalismo si affacciò intorno agli anni ’60 ma si sviluppò in maniera compiuta negli anni ’70 guidato da compositori americani come Terry Riley, Glass e soprattutto Steve Reich.

Steve Reich è stato il compositore più influente del tardo 20° secolo portando idee e slanci nuovi sia alla musica classica che alla musica popolare. Reich prese le proprie ispirazioni dalle percussioni africane e balinesi della musica gamelan. Trovò che modelli apparentemente ripetitivi e ipnotici basati sulle percussioni, in realtà cambiavano costantemente. Applicò così questo approccio alla musica occidentale (ascolto consigliato Music for 18 musicians di Steve Reich).

Reich è anche il padre del campionamento. Il campionamento permette il taglio e la riproposizione dei  frammenti musicali in nuovi modelli musicali. E’ praticamente il fondamento di ogni traccia hip-hop e onnipresente nella musica dance. La sua genesi si può far risalire ad un singolo lavoro di Reich: It’s Gonna Rain. In It’s gonna rain Reich prende un sermone registrato di un predicatore di strada e lo sminuzza in piccoli frammenti ripetendo le cellule ritmiche più e più volte. Queste tecniche vengono utilizzate abitualmente sia nella musica popolare che colta.

Lo scambio di idee con le moderne tecniche di Reich è a doppio senso tra avanguardie di generi. David Bowie ad esempio integrò gli stili minimalisti di Glass nel suo album del 1977 Breaking Glass, 15 anni dopo Glass compose la Low Symphony sulla base del materiale di Bowie.

Più di ogni altra cosa i progressi tecnologici musicali contribuirono e contribuiscono a riavvicinare i due generi classico e pop. (per la registrazione, l’assemblaggio, l’amplificazione, l’autotune, etc.).

Ma la nostra epoca fondata sulla tecnologia sta cominciando ad essere fuori controllo rendendo tutto meccanizzato ed elettronico

e facendoci perdere di vista i sentimenti e l’umanità della musica acustica sia classica che popolare?

Esiste un pericolo di sovraccarico tecnologico? (ascolto consigliato Kids A Radio Head cantato da una sorte di clone umano)

 

 

 

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