Musica nei musei: un percorso nel seicento musicale italiano

PROGRAMMA 22-24/02/2017

 

 Girolamo Frescobaldi (1583-1643) | Se l’aura spira

 

https://youtu.be/205tzaWnq5A

Tarquinio Merula (1595ca.-1665) | Un bambin che và alla scola

 

Claudio Monteverdi (1567-1643) | Si dolce è ’l tormento

Monteverdi-Si dolce

***

 

Claudio Monteverdi | Ohimé ch’io cado

 

Giulio Caccini | Tu ch’hai le penne, amore

[Free-scores.com]_caccini-giulio-039-penne-amore-high-low-voice-16216

Tarquinio Merula | Folle è ben che si crede

https://www.youtube.com/watch?v=AumPhzzrI0g

 

Con la fine del Rinascimento assistiamo anche al tramonto della polifonia tradizionale: monodia accompagnata (voce sola), basso continuo (appoggio ritmico e armonico alla melodia) e sensibilità tonale (nascita dei modi maggiori e minori grazie a teorici come Gioseffo Zarlino) sono le principali innovazioni musicali della prima metà del Seicento.

I generi musicali vocali del Quattrocento e Cinquecento come la frottola, la villanella, la canzone, il madrigale, la chanson (vedi articolo sul rinascimento musicale) si evolvono in un sempre più fedele e ricercato legame parola-musica: la conseguenza è l’inizio di un repertorio per voce solista nello stile del ‘recitar cantando’ che, spingendo l’ascoltatore a vivere emotivamente la scena drammatica descritta nel testo, getta le basi al cantante virtuoso e al melodramma.

Per avere un’idea abbastanza precisa di quale fosse nel primo Seicento l’aspettativa degli ascoltatori verso la musica dell’epoca, sono interessanti le parole di un testimone d’eccezione, Galileo Galilei: “quanto più i mezzi co’ quali si imita son lontani dalle cose da imitarsi, tanto più l’imitazione è maravigliosa.. Non ammireremo noi un musico, il quale cantando e rappresentandoci le querele e le passioni d’un amante ci muovesse a compassione, molto più che se piangendo ciò facesse? e questo, per essere il canto un mezzo non solo diverso ma contrario ad esprimere i dolori, e le lagrime et il pianto similissimo. E molto più l’ammireremmo se tacendo, col solo strumento, con crudezze et accenti patetici musicali, ciò facesse, per esser le inanimate corde meno atte a risvegliare gli affetti occulti dell’anima nostra, che la voce raccontandole”.

La figura dominante per tutta la prima metà del XVII secolo è Claudio Monteverdi (1567-1643). La sua tecnica compositiva, è tutta tesa al connubio parola-musica che lo porterà a codificare una seconda “prattica”: un nuovo modo di comporre, più libero di seguire il testo testuali senza la rigida osservanza delle regole tradizionali di contrappunto della prima “prattica”.

Le arie «Ohimè ch’io cado» e «Sì dolce è’l tormento», che il frontespizio descrive come «comode da cantarsi a voce sola nel clavicembalo, chitarrone, arpa doppia et altro simile stromento» rappresentano i due tipi di arie più diffuse dell’epoca: a variazione strofica la prima, e a stroficità integrale, la seconda.

Tarquinio Merula (1595-1665) è fra i maggiori esponenti della nascente sonata strumentale da camera e fra i primi ad individuare una separazione tra aria e recitativo, con Giulio Caccini è tra i protagonisti della nascita dell’opera.

Sunto della grandezza di Frescobaldi è nelle seguenti parole dedicategli da André Maugars, un musicista francese che nel 1639 pubblica il resoconto di un suo soggiorno in Italia: “Non è senza motivo che questo famoso organista di San Pietro ha acquistato tanta reputazione in Europa; perché, nonostante le sue opere a stampa rendano sufficiente testimonianza delle sue qualità, tuttavia per ben giudicare della sua profonda scienza, bisogna ascoltarlo improvvisare toccate piene di ammirevoli ricerche ed invenzioni. È perciò che merita pienamente di essere proposto come modello a tutti i nostri organisti, per infondere loro la voglia di venirlo ad ascoltare a Roma”.

Nell’esecuzioni conosceremo anche la tiorba che è una sorta di grande liuto basso caratterizzato da una paletta a cui sono fissate le corde tese sulla tastiera e da un prolungamento del manico.

 

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